Tutto andrà bene ...

 

L’argomento che ad oggi sta interessando e coinvolgendo tutto il mondo è l’emergenza del Coronavirus, ampia famiglia di virus respiratori che possono determinare l’insorgenza di patologie da lievi a moderate, dal comune raffreddore, a sindromi respiratorie come la MERS e la SARS.

Quello che sta accadendo a livello globale preoccupa molto i cittadini, soprattutto in Italia, che ad oggi, risulta essere il terzo paese al mondo più colpito.

 

Non solo è una condizione difficile per il soggetto normale, ma ciò che desta ancora più timore è l’eventuale contagio nelle persone che si trovano in stati particolari quali ad esempio la Gravidanza. L’unica cosa che possiamo fare al fine di limitare allarmismi e preoccupazioni, è affidarci agli studi scientifici che dal momento della sua comparsa, sono stati eseguiti. 

Cosa comporta l’infezione per la gravidanza? I dati sono abbastanza confortanti: a tutt’oggi, 13 Marzo 2020, sono noti 16 casi di donne in gravidanza con diagnosi di COVID-19 tra il 20 gennaio e il 10 febbraio 2020, di cui un’italiana che ha partorito a Piacenza.
Sul totale delle 16 donne prese in esame, 12 hanno partorito (2 per via vaginale e 10 mediante TC) e 4 sono ancora in gravidanza (3 nel secondo e 1 nel terzo trimestre). La sintomatologia e l’evoluzione benigna del quadro clinico è risultata analoga a quella delle donne non in gravidanza: 13 donne con febbre, 9 con tosse, due asintomatiche. Le quattro donne ancora in gravidanza non sono state trattate farmacologicamente con antivirali e sono comunque guarite. Sul totale delle 16 donne affette, 15 sono risultate negative al test dopo la terapia con somministrazione di ossigeno e trattamento antibiotico.

Non è ancora chiaro perchè la maggior parte delle donne abbiano partorito con taglio cesareo: tutti i bambini sono nati in buone condizioni cliniche e con ottimi esiti neonatali. Nessun neonato è risultato positivo al test. Sono state eseguite analisi sulla placenta e a livello del liquido amniotico: gli studi indicano assenza di tracce del virus in tali strutture.

La domanda che ci si pone quindi è: come devono partorire le donne affette? La trasmissione verticale materno-fetale è stata sino ad ora nulla. Basandoci ancora su pochi studi, non sappiamo se il taglio cesareo possa avere influenza o meno. Quello che però conosciamo è che il virus risiede nelle secrezioni tra cui quelle vaginali e che le giovani donne, hanno una prognosi estremamente benigna di guarigione. L’idea quindi di sottoporre ad un taglio cesareo le giovani future mamme potrebbe avere poco senso.
Inoltre, sempre le ricerche, riportano uno 0% di mortalità nei bambini con età inferiore ai 5 anni: alcuni autori pensano anche che non ci si ammali in età adolescenziale. In questo momento, l’unica indicazione per il taglio cesareo, non è di origine fetale, ma bensì materna nella tutela dei casi affetti da gravi polmoniti.

Rispetto all’avvio e al proseguo dell’allattamento, diversi gruppi scientifici confermano come il virus non sia stato trovato nel latte materno nelle donne affette. L’Organizzazione Mondiale della Sanità non raccomanda la separazione madre-bambino e indica che la l’allattamento può continuare, tenendo conto dei benefici dell’allattamento ed il ruolo insignificante del latte materno nella trasmissione di altri virus respiratori. Ovviamente vanno sempre rispettate tutte le norme igieniche, tra cui il lavaggio delle mani e l’uso della mascherina quando si trova nelle vicinanze del proprio bambino.

Quando possibile bisognerebbe mantenere il rooming in, rispettando le indicazioni di sicurezza, e allattare il neonato direttamente al seno o con latte spremuto, qualora le condizioni cliniche o la scelta materna implichino il non allattamento.

 

Non è periodo facile. Non è una situazione semplice. Alcuni dati ci impauriscono, altri come questi, invece, confortano. Preveniamo l’infezione del virus: rimaniamo a casa, limitiamo i contatti sociali, adottiamo tutte le misure igieniche suggerite, ma non permettiamo al virus di rovinare un momento così speciale per noi come la gravidanza.