Purtroppo i corpi delle donne sono sempre stati un campo di battaglia. 

 

In origine la mutilazione genitale femminile rientrava tra quelli che erano i cerimoniali ai quali erano soggetti i membri della comunità, nel definire il passaggio dall’età infantile all’età adulta. Ancora oggi viene diffusamente praticata nonostante sia considerata una violazione dei diritti della persona: si stima che circa 200 milioni di donne e ragazze ne sono  vittime, soprattutto  nei paesi africani, in alcuni del Medio Oriente e dell’Asia orientale.

Sono un fenomeno complesso, che includono pratiche tradizionali che vanno dall'incisione all'asportazione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni, provocando nelle donne in tal modo non solo conseguenze fisiche, ma soprattutto psicologiche. Vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni di età: si tratta di fenomeni discriminatori che violano il diritto alla salute, alle pari opportunità, all’essere tutelate da violenze, abusi, torture o trattamenti inumani.

 

Perché vengono eseguite? Un po’ per ragioni sessuali, un po’ per ragioni sociologiche, igieniche, estetiche. A volte per ragioni sanitarie, ma per di più, per motivazioni religiose. Hanno gravissime conseguenze sia a breve, sia a lungo termine: dolore intenso e sanguinamento, difficoltà ad urinare, cisititi, infezioni, problematiche psicologiche ma anche infertitlità, diminuzione del piacere sessuale, complicazioni durante il parto.

 

Vengono generalmente suddivise in quattro categorie a seconda della severità dell’operazione. Alla donna possono venire asportati il prepuzio clitorideo, la clitoride stessa, le piccole e le grandi labbra, in maniera isolata o in varie combinazioni. Nell’infibulazione, le labbra vengono apposte tra loro al fine di chiudere il canale vaginale. Tuttavia oggi, in Italia, nelle donne sottoposte a tale mutilazione, viene praticato l’intervento di deinfilublazione, che permette di riesporre il vestibolo vulvare aprendo così la cicatrice dell’infibulazione nelle donne sottoposte.

La mutilazione genitale viene comunemente eseguita quando le bambine sono abbastanza piccole e non informate, spesso preceduta da atti di inganno e coercizione da parte di genitori. Le piccole sono generalmente consapevoli solo quando viene intrapresa la dolorosa operazione. Questa esperienza diventa un vivido punto fisso nel loro sviluppo mentale, ecco perchè una delle più grandi conseguenze è quella post-traumatica: disturbi comportamentali e psicosomatici, ansia, incubi, depressione, psicosi, suicidio.

 

La cultura e la tradizione dovrebbero fare da cornice alla salute di ogni individuo, senza mai intaccarne l’integrità; ogni individuo, indipendentemente dal genere, dall’età e dalla cultura di appartenenza, ha il diritto ad una vita priva di ogni forma di violenza: cerchiamo di eliminare ciò che contrasta il nostro diritto di vivere…vivere come persone uniche e imprescindibili.