Crescere in salute, è anche crescere con il cibo

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’UNICEF, considerano il latte umano l'alimento esclusivo per i bambini fino ai 6 mesi di vita: il neonato infatti, non è fisiologicamente in grado di assumere ulteriori alimenti. Ma dopo questo periodo cosa succede?? Si parla di divezzamento o meglio, il passaggio da un’alimentazione esclusivamente a base di latte, ad una integrata, basata su cibi complementari, più o meno solidi. La Società Europea di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica, identifica anche più precocemente, intorno ai 4 mesi, l’inizio del divezzamento. Ma quando è realmente giusto iniziare?

È importante osservare bene il proprio bambino ed i segnali che ci manda: è capace di stare seduto senza aiuto, perde il riflesso di estrusione della lingua, mostra interesse per i cibi degli altri, comunica la sazietà aprendo la bocca in avvicinamento dell’alimento o lo respinge girando la testa. Sarà quindi direttamente lui a indicarci quando poter iniziare ad introdurre nella dieta prodotti differenti dal latte.

Come iniziare? È fondamentale che l’introduzione dei cibi avvenga sempre in maniera graduale, selezionando il singolo alimento e in quantità piccole. Questo aiuta ad abituare il bambino ai nuovi sapori e allo stesso tempo, testare eventuali intolleranze. Non per questo, tra gli alimenti meno allergizzanti rientrano il riso, la tapioca, il mais, il grano e l’avena. Al contrario, l’uovo, il pesce, alcune verdure e le arachidi rientrano tra quelli più a rischio di sviluppo di allergia.

L’importanza della gradualità permette al bambino di garantirgli comunque che il 50% dell’apporto nutrizionale provenga dal latte, materno o di proseguimento, fino almeno all’anno di vita: non bisogna mai eliminarlo! Il brodo vegetale è la prima pappa che si può proporre al piccolo: prima verdure cotte poi verdure passate, in associazione ad una fonte di carboidrati e un cucchiaino di olio extravergine di oliva liofilizzato o omogenizzato di carne. Tutti i cibi che si sperimentano vanno sempre testati per almeno 4-5 giorni.

 

Il cibo ed i bimbi non vanno d’accordo da subito, gli serve un po’ di tempo per conoscersi e diventare amici: all’inizio le difficoltà sono tante. Può succedere che non gli piace ciò che assaggia e rifiuta il pasto: possiamo aiutarlo offrendogli sapori più dolci. Oppure non riuscirà a finire tutto il pasto: non proporre subito l'alternativa del seno o biberon, ma piuttosto anticipare il pasto successivo. La deglutizione cambierà perché il biberon o il seno permettono un flusso di cibo continuo e regolare: ecco perché le pause dovranno essere gestite da lui e non da chi lo alimenta.

 

Esistono tantissime modalità di svezzamento, basta conoscerle e trovare quelle che più rispondono alle esigenze della mamma e del suo bambino. Il classico svezzamento è quello che propone l’introduzione alimentare con gradualità, uno alla volta, mantenuto per almeno 5 giorni. Prima la frutta frullata, poi il brodo vegetale e le prime creme. Si prosegue con la carna bianca, rossa ed infine le verdure. L’autosvezzamento, invece, è quello naturale che prevede l’autoregolazione da parte del piccolo, senza schemi preformati. Andrà quindi assecondato, in base ai cibi che per colore, odore, visione, lo attraggono di più. Infine esiste lo svezzamento vegetariano o vegano, privo di carne: frutta fresca cotta, pappa vegetale ed infine legumi.

 

Ovviamente tutte le porzioni e la consistenza del cibo devono essere preparate a seconda dell’età del bambino: l’importante è garantirgli sempre una dieta variegata. Per fare questo, la figura del pediatra in un momento così importante, è di estrema necessità.

 

La parola d'ordine per la riuscita dello svezzamento è la pazienza: bisogna sempre cercare di assecondare i tempi di ogni bambino, che come in ogni individuo, sono assolutamente e fisiologicamente diversi. Improntare un corretto e sereno svezzamento, pone le basi per una sana alimentazione futura!