Il latte è il primo nostro alimento.

Ma prima di questo ci nutriamo dell'amore di un genitore.

 

Non tutte le mamme decidono o hanno la possibilità di allattare al loro seno. A volte si tratta di una scelta per motivi personali, molte altre, invece, sono circostanze esterne che impongono un allattamento artificiale: un neonato prematuro, patologia materna, scarsa crescita neonatale, allontanamento mamma-bambino e molte ancora.

Il latte artificiale è un latte adattato, ovvero un derivato dal latte di mucca, trasformato ed integrato per renderlo il più possibile similare a quello materno. È costituito da proteine, grassi e zuccheri secondo i dosaggi indicati dalle linee scientifiche pediatriche, ma è carente di sostanze anticorpali, tipici del latte materno.

 

A seconda del periodo di vita del neonato, esistono differenti tipologie di latte che cercano di soddisfare le esigenze nutrizionali del piccolo:

  • Latte di tipo 1: da somministrare fino ai sei mesi
  • Latte di tipo 2 o latte di proseguimento
  • Latte alternativo: per bambini con intolleranze od allergie dimostrate

A differenza di quanto accade per un allattamento al seno, che nella maggior parte dei casi è a richiesta del piccolo, con l’allattamento artificiale è necessario stabilire degli orari. Il numero dei pasti, così come la quantità di somministrazione, sono direttamente correlati all’età del neonato. Inoltre nel primo anno di vita si osserverà una variazione anche della frequenza delle poppate, dapprima più frequenti e ravvicinate, poi più diradate.

 

Chi stabilisce quanto latte dare al piccolo? Sarà il pediatra, che successivamente alle visite di controllo per la valutazione della crescita neonatale, terrà conto delle sue esigenze nutrizionali ed indicherà un piano alimentare corretto.


Ovviamente dobbiamo considerare che il latte artificiale è standardizzato per tutti i neonati, per cui ci saranno bambini che avranno necessariamente più difficoltà di adattamento rispetto ad altri, soprattutto rispetto a chi è allattato al seno. Ciò è possibile riscontrarlo principalmente nel ritmo sonno-veglia, in cui l’artificiale conferisce maggior assopimento, nei rigurgiti frequenti e nella consistenza, odore e colorito delle feci neonatali.

 

Non allattare al seno non significa essere una cattiva madre: il rapporto intimo e unico tra mamma e figlio si instaura anche con il latte artificiale. Molte donne sono figlie di madri che non hanno mai allattato: una mamma attenta alle esigenze del proprio piccolo è quella che gli garantisce una corretta crescita.