Siamo sempre noi le protagoniste della nascita

 

Talvolta accade che per quanto l’inizio del travaglio e del parto sembrino proseguire in maniera del tutto fisiologica, durante gli ultimi momenti della nascita si debba ricorrere ad interventi assistenziali ostetrici invasivi e soprattutto, che inducono timore nei genitori. Il parto con ventosa ostetrica, difatti, è una tipologia di parto naturale vaginale assistito, definito anche “operativo”, in cui risulta necessario un intervento strumentale che agevoli l’estrazione del piccolo in situazioni difficili.

La ventosa nasce a partire dagli anni 50 e sebbene nell’ultimo periodo abbia visto un netto decremento della sua pratica, oggi, in un’ottica medica più innovativa, viene ancora espletata al bisogno.

Si usa proprio nei momenti finali della fase espulsiva del parto come alternativa meno invasiva al cesareo, ed ha un’incidenza di circa il 5% dei parti vaginali. È un accompagnamento al piccolo a venire alla luca che trova difficoltà autonomamente.

 

Esistono delle Linee Guida Internazionali che stabiliscono il suo utilizzo in specifiche condizioni: seconda fase del travaglio prolungata per un bambino “incastrato” nel canale del parto, sofferenza fetale, spinte inefficaci in una mamma esausta, e molte altre. Prerogativa necessaria è che la testa del piccolo si trovi sul piano perineale materno e quindi risulti ben visibile per l’applicazione dello strumento.

 

Come già preannuncia il suo nome, la ventosa esercita una suzione sul capo e se posizionata correttamente, grazie anche al suo materiale in silicone, riduce al minimo le conseguenze neonatali sia per la rapidità di azione, sia per la delicatezza della consistenza. Possono però insorgere sia complicanze temporanee nel bambino quali edema alla testa per la pressione della ventosa, ematoma, piccole abrasioni, che si ripristinano nelle ore successive al parto, sia nella madre come lesioni perineali più profonde.

 

Non colpevolizziamoci se ci troviamo ad affrontare una fine inaspettata del nostro parto e ricordiamoci che, per quanto operativo, siamo sempre noi che con la nostra forza più grande, tiriamo fuori quelle doti nascoste che mettono al mondo l’amore.